Old Curiosity Shop

La vigilia di Natale, Londra brillava sotto un velo leggero di pioggia ghiacciata che rifletteva le luci dorate delle vetrine. Marco camminava senza meta, il bavero del cappotto alzato contro il vento tagliente. Non aveva nessuno da raggiungere, nessuna casa illuminata ad attenderlo. Da anni la sua vita era fatta solo di numeri, bilanci e silenzi: un mondo perfetto per un banchiere, terribile per un uomo.

Era già passato molte volte da quelle parti, eppure quella sera una piccola via laterale attirò il suo sguardo. Non era certa di essere lì il giorno prima. Un’insegna in ferro battuto oscillava cigolando al vento: Old Lantern Lane. Marco s’inerpicò in quella stradina stretta e, man mano che avanzava, la nebbia si faceva più densa, il rumore del traffico svaniva, e un profumo di carbone bruciato e castagne arrostite riempì l’aria.

Quando il fumo si diradò, Marco sussultò: la strada non era più moderna. Le case, accalcate l’una all’altra, erano di mattoni anneriti, le finestre illuminate da candele tremolanti. Uomini con cilindro e donne con gonne vaporose attraversavano la via, e carrozze cigolanti scorrevano nel fango. Era come se avesse attraversato un sipario invisibile caduto su un’altra epoca.

Sconcertato, seguì il flusso delle persone finché non vide una vetrina familiare, benché impossibile:
“The Old Curiosity Shop”.

Spinto da una forza inspiegabile, entrò. Il negozio profumava di legno antico e vecchia carta. Scaffali colmi di oggetti bizzarri salivano fino al soffitto, e tra di essi un anziano libraio, ricurvo come un ramo d’inverno, lo osservò con un sorriso enigmatico.

«Cercava qualcosa in particolare, sir?» chiese con voce carezzevole.

Marco stava per rispondere di no quando notò un libro in cima a una pila disordinata. La copertina era verde scuro, senza titolo. Lo aprì. Rimase senza fiato.

Le pagine raccontavano la storia di un uomo che portava il suo stesso nome, lo stesso volto, la stessa vita… con una sola differenza: quell’uomo aveva scelto l’amore invece del lavoro. Aveva sposato una donna conosciuta ai tempi dell’università, aveva avuto due bambini, passava i pomeriggi di dicembre a costruire trenini di legno e a preparare biscotti alla cannella. La sera della vigilia, quel Marco era seduto davanti a un camino acceso, circondato dalla sua famiglia.

«Perché… perché questo libro parla di me?» mormorò con voce rotta.

Il libraio lo osservò con occhi gentili, come se sapesse tutto di lui.

«Parla di ciò che avrebbe potuto essere. Non sempre il tempo è una strada dritta, sir. A volte si biforca… e noi scegliamo. O non scegliamo affatto.»

Marco sfiorò le pagine, provando una puntura di nostalgia, di rimpianto, di qualcosa che non aveva mai osato riconoscere.

«Posso… tenerlo?» chiese.

«Il libro sceglie sempre il suo lettore.» rispose l’uomo, inclinando il capo.

Pagò con una moneta che non ricordava di avere in tasca e uscì nella nebbia. La strada vittoriana cominciò a dissolversi, le carrozze svanirono come fumo, le voci si persero in un sussurro lontano… e quando la nebbia si aprì, Marco si ritrovò di nuovo nella Londra moderna, con il libro stretto al petto.

Sul retro ora compariva una frase che prima non c’era:

“Non è mai troppo tardi per scegliere.”

Marco restò sotto la pioggia, mentre le campane di una chiesa vicina annunciavano la notte di Natale. Per la prima volta dopo anni, sentì una scintilla, minuscola ma reale, aprirsi in lui: la possibilità di cambiare.

Sorrise.
Poi, con passo deciso, prese il telefono e chiamò quella persona che da troppo tempo non aveva più il coraggio di cercare.

Il Natale, dopotutto, è la notte in cui perfino il futuro trova una strada che ritorna verso di noi.

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